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06/06/2023

– in corso

DAAR – Hilal e Alessandro Petti “Ente di Decolonizzazione – Borgo Rizza”

Ente di Decolonizzazione – Borgo Rizza – sostenuto dalla decima edizione del bando Italian Council (edizione 2021) – è un progetto di DAAR – Sandi Hilal e Alessandro Petti, che esplora le possibilità di riappropriazione critica, riuso e sovversione dell’architettura coloniale di epoca fascista attraverso un’installazione artistica. A partire dalla scomposizione e ricomposizione di una facciata dell’edificio dell’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano costruito nel 1940 a Borgo Rizza, l’installazione si sviluppa in diversi moduli-sedute che aiutano l’attivazione di uno spazio discorsivo aperto, dove il pubblico è invitato a partecipare e riconsiderare gli effetti sociali, politici ed economici dell’eredità storica, e allo stesso tempo immaginare collettivamente nuovi usi comuni. Ente di Decolonizzazione – Borgo Rizza prende corpo proprio da un fantasma e dalla sua manifestazione spaziale in Sicilia. Infatti il progetto si appropria, re-intepretandole, delle architetture dell’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano: una serie di borghi costruiti nel 1940 per colonizzare la campagna, considerata ancora arretrata e non produttiva, ed imprimere una visione urbanistica molto simile a quella che si andava costruendo negli stessi anni nelle colonie in Libia e nelle città dell’Africa orientale colonizzate dagli italiani. I moduli utilizzati per riunirsi, discutere e riflettere collettivamente su cosa significa de-colonizzare un patrimonio complesso, ricalcano la facciata della sede dell’Ente di Colonizzazione costruita a Borgo Rizza, nel comune di Carlentini, in provincia di Siracusa. Il pellegrinaggio di questi pezzi smembrati e riadattati, sotto forma di tavoli, sedute e altri supporti, ha fatto incontrare il fantasma dell’Ente (presentato e attivato nel frattempo anche nelle Biennali di Berlino e Venezia, dove ha vinto il Leone d’Oro) con i fantasmi presenti nelle collezioni dell’ex Museo Coloniale, esposte in parte per la prima volta dopo oltre cinquant’anni dalla sua chiusura nel 1971, nel contesto del progetto di lungo termine Museo delle Opacità, inaugurato al Museo delle Civiltà il 6 giugno 2023.

La prima attivazione dell’ente è avvenuta a maggio 2022 presso la Mostra d’Oltremare di Napoli, inaugurata anch’essa nel 1940 e concepita come una mostra colossale per esporre oggetti, territori e persone dalle colonie italiane in Africa. Chiusa solo 40 giorni dopo la sua apertura, quando l’Italia entrò nella Seconda guerra mondiale, da allora la Mostra d’Oltremare e i suoi padiglioni hanno avuto molti usi temporanei, dall’accoglienza dei rifugiati a centro di vaccinazione Covid. La seconda attivazione si è svolta presso Hansa Quarter (ex Berlino ovest), costruito nel 1957 per il Salone Internazionale dell’Edilizia (Interbau), dove si è esplorato l’uso dell’architettura modernista come rappresentazione politica di una Germania democratica. La terza attivazione ha avuto luogo a Bruxelles, insieme a gruppi e individui che stanno lavorando sulla de-colonizzazione degli spazi pubblici costruiti per promuovere e raccontare la colonizzazione del Congo. Con la quarta attivazione presso il Museo delle Civiltà di Roma, l’8 e il 16 giugno 2023, l’Ente è entrato in relazione con le architetture costruite per l’Esposizione Universale di Roma (E.U.R.) del 1942, mai inaugurata e diventata poi la base di un quartiere modernista del dopoguerra. A partire da queste architetture, si è creato uno spazio-tempo in cui riflettere criticamente sui princìpi di colonialità che questi edifici hanno espresso, riflettendo su quali princìpi muovano ancora alcune nostre sensibilità, informino involontariamente i nostri sguardi e si rivelino inaspettatamente nella scelta di atteggiamenti, gesti o parole che escludono e finiscono per mantenere equilibri di potere. Quali fantasmi si muovono ancora nel nostro immaginario collettivo perpetrando, più o meno volontari, situazioni di esclusione e di privilegio? Come possiamo collettivamente lavorare su di esse per attivarle in un potenziale trasformativo?

Matteo Lucchetti