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Peter
Friedl

Tripoli

Datazione: 2015
Tecnica/Materiale: MDF, plexiglas, pvc, legno, pittura acrilica
Collezione/Inventario: Collezione Museo delle Civiltà, Roma. N. INV. 22.S48-8.192. Acquisizione PAC 2022
Descrizione:

Nel saggio Secret Modernity del 2009, Peter Friedl (Oberneukirchen, 1960; vive e lavora a Berlino) analizza la continuità storica del colonialismo italiano dalla fine del XIX secolo, ripercorrendone i legami con il Futurismo, le teorie architettoniche e urbanistiche del Modernismo e del Razionalismo, il cinema neorealista, le riflessioni di autori come Pier Paolo Pasolini. L’artista afferma: “Le forme possono sedurre ed essere sedotte. Ogni dettaglio nella Casa del Fascio a Como, icona di stile di [Giuseppe] Terragni, è saturo di simbolismo politico. L’archeologia della modernità ritiene che con un’analisi formalistica il fascismo scomparirà”. Nel modellino Tripoli, Friedl materializza un’architettura mai realizzata che era stata progettata per la città di Tripoli durante l’occupazione italiana dall’architetto Carlo Enrico Rava, che nel 1926 aveva fondato, insieme a Terragni, il Gruppo 7, un collettivo che si proponeva di unire le istanze del razionalismo architettonico proprie del Movimento Moderno alla tradizione classica mediterranea. Nello specifico, il palazzo progettato da Rava doveva accogliere il quartier generale dell’industria automobilistica FIAT, in una sintesi tra le costruzioni cubiche libiche e il linguaggio modernista del Gruppo 7. L’artista mette in evidenza l’impianto ideologico che connette ideologia modernista, industrialista e politica, problematizzando l’impossibilità di separare le forme estetiche dalle loro ragioni storiche: un discorso che si può̀ estendere anche al quartiere dell’EUR, in cui il Museo delle Civiltà ha sede.