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Riscrivere

Riscrivere gli apparati epistemici di un museo demo-etno-antropologico richiede la comprensione dei criteri di studio, catalogazione, esposizione e condivisione del sapere che il museo ha espresso storicamente, e come essi possano essere aggiornati per favorire la comprensione contemporanea di queste collezioni.

L’azione di riscrittura dell’identità grafica, dei supporti didascalici e degli strumenti editoriali dell’istituzione rappresenta un passaggio fondamentale per avviare, innanzitutto, un processo di analisi linguistica finalizzato alla revisione delle terminologie e delle categorie di pensiero che esse rispecchiano, come nel caso del termine “orientale” o dell’abbinamento fra i termini “preistoria” e “etnografia”.

La ri-contestualizzazione dei manufatti e dei reperti, con particolare attenzione agli studi sulla loro provenienza, insieme alla ricostruzione storica dell’origine dei vari nuclei collezionistici e delle discipline dei vari musei confluiti nel Museo delle Civiltà, diventano oggetto della ricerca e della riscrittura delle biografie degli oggetti e delle loro interpretazioni. Che a loro volta vengono messe in relazione alle istanze più urgenti e radicali espresse dalla contemporaneità. Ciò al fine di connettere le fonti storico-critiche conservate nel museo, spesso non accessibili al pubblico più vasto, ed elementi a cui è imprescindibile riportarle quali, fra altri, gli articolati processi di de-colonizzazione delle infrastrutture istituzionali, i fenomeni connessi alla crisi climatica e la crisi del cosiddetto antropocene, che comportano l’adozione di prospettive multispecie, la disuguaglianza nell’accesso alle risorse materiali e immateriali.

A questo scopo è stato ideato il progetto progressivo Prove di stampa, che reinterpreta i processi e i criteri alla base di tutte le espressioni della grafica istituzionale. Invece di prevedere il disegno di un logo e di una grafica statica e univoca, Prove di stampa segue una prassi dinamica e sperimentale, lavorando appunto sulla metafora delle “prove di stampa” per incorporare la dimensione provvisoria propria dell’esplorazione conoscitiva, connessa al cambiamento e alla revisione. Da ciò emerge un’identità capace di adattarsi anche graficamente nel corso del tempo, disposta a precisarsi, o persino a contraddirsi, assecondando i progetti e i processi di ricerca del Museo delle Civiltà, delle sue co-autrici e dei suoi co-autori. L’identità di base, disegnata dal collettivo NERO, Roma, esplora una dimensione minimale dell’impianto visivo, con soluzioni tipografiche essenziali, che favoriscono la proliferazione dei “vuoti” nelle sue diverse declinazioni – dal logo alle infografiche, dal sito web alle pubblicazioni. Prove di stampa prevede, per questa ragione, la partecipazione di una pluralità di autrici e autori, in particolare nella declinazione dei progetti connessi ai singoli riallestimenti in cui elementi iconografici e visivi si integrano nel confronto diretto con i dipartimenti scientifici del Museo e le diverse comunità che lo attraverseranno. Partendo dal “grado zero” dell’identità del Museo delle Civiltà, in cui ogni elemento è una superficie pronta ad accogliere i segni di un’articolata rete di conoscenze in formazione, secondo un principio organico di “ospitalità”, viene superato il concetto di verticalità tipico dell’ideazione di un’identità visiva istituzionale. Attraverso la collaborazione, la comunicazione visiva è progettata in divenire, riconfigurandosi come una continua e immaginativa “prova”. Gli spazi del Museo, dagli “ingressi metodologici” alle biglietterie alle sale espositive, presentano didascalie, poster, indicazioni infografiche realizzate con materiali di uso comune, a basso costo e sostenibili. Queste suggestioni entrano a far parte del sistema di comunicazione visiva e ne definiscono il carattere.

In sinergia con il ripensamento delle metodologie museali, il riallestimento progressivo delle collezioni e la contestuale riscrittura degli apparati epistemici possono contribuire a che il museo sia non solo un rassicurante custode delle civiltà del passato ma anche un attuatore critico di civiltà a venire, un disponibile cantiere comunitario in grado di ritarare i propri strumenti e ricalibrare la sua programmazione, giorno per giorno con i propri pubblici.

Prove di stampa #1

In occasione del riallestimento delle Collezioni Preistoriche e Protostoriche, dal titolo Preistoria? Storie dell’Antropocene, NERO ha invitato Goda Budvytytė (Kaunas, 1985. Vive e lavora a Apeldoorn) a curare il progetto grafico, che a sua volta ha coinvolto Fabian Harb (Dinamo) (Appenzell Ausserrhoden. Vive e lavora a Basilea) per la creazione di un nuovo carattere tipografico multicellulare e non gerarchico. Inoltre, per la redazione della prima “ominazione scientifica”, il gruppo di lavoro ha coinvolto Laura Tripaldi (Milano, 1993. Vive e lavora a Milano), dottoressa di ricerca in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali e ricercatrice indipendente che si occupa degli aspetti speculativi e filosofici della scienza e della tecnologia da una prospettiva post-umanista e femminista.

Prove di stampa #2

In occasione del riallestimento delle Collezioni di Lito-mineralogia e Paleontologia, dal titolo Animali, Vegetali, Rocce e Minerali: le Collezioni ISPRA > Verso un museo multispecie, la graphic designer Angela Xu (1995, Venezia, Italia. Vive e lavora fra Anversa e Milano) è stata invitata a immaginarne i relativi dispositivi grafici. Prendendo ispirazione dall’idea di stratificazione geologica, fenomeno naturale ma anche misura e “strumento” di indagine, Xu ha sviluppato un sistema visivo in cui le informazioni sono veicolate da sistemi di livelli o strati grafici che richiamano la funzione e i metodi di ricerca scientifica su cui queste collezioni si fondano.

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